Da prendere dopo il ritiro di ringiovanimento agisce in modo efficacissimo rigenerando le cellule.
Dall’antica India fino a oggi, la miscela denominata Triphala è rimasta indenne in termini di conoscenza e salute letteralmente significa “I tre frutti”, perché il composto deriva da tre tipi di piante diverse, praticamente sconosciute in Occidente. Si tratta dell’ Emblica officinalis (Amla o Amalaki), della Terminalia Chebula (Haritaki) e della Terminalia Bellerica (Bibhitaki).
I suoi benefici erano conosciuti e citati già da Charaka nella Sushruta Samhita (Sushrut Samhitas). La miscela si basa sull’equilibrio dei tre Dosha esistenti in medicina Ayurvedica: Vata (sistema nervoso), Pitta (metabolismo), Kapha (struttura e sostegno). I Dosha possono essere considerati una sorta di “forze primarie” presenti in ogni essere umano, che però sono soggette a squilibrio. Quando tale squilibrio perdura per molto tempo possono insorgere disturbi di varia natura fino a malattie vere e proprie. Ecco che interviene il Triphala che contiene, come detto, tre piante in grado di equilibrare tutti e tre i Dosha.
Quindi abbiamo l’Amla, dal sapore aspro e pungente – grazie al contenuto di vitamina C – associato al Dosha Pitta. Haritaki, invece, agisce soprattutto sulle funzioni intestinali quindi è adatto a Vata, mentre Bibhitaki aiuta a eliminare il muco in eccesso, andando a equilibrare il Dosha Kapha.
Ovviamente non possiamo racchiudere le virtù di un preparato così importante in poche parole. Infatti è la sinergia tra le tre piante il vero punto di forza del Triphala.
Questi possiede un marcato effetto ringiovanente grazie all’altissimo contenuto di vitamina C (circa 6-20 volte in più di un’arancia media) che apporta nutrimento ai tessuti e alle cellule del nostro corpo.
E’ bene anche dire che, a differenza di un integratore alimentare che contiene acido ascorbico, la vitamina C naturale contenuta nell’Amla ha una maggiore resistenza nel tempo grazie al contenuto di tannini. Componenti che, tra l’altro, sembrano avere un effetto simile alla silimarina in fatto di protezione del fegato.
Ma non solo: a seguito di recenti ricerche condotte presso l’Istituto Niwa di Studi Immunologici del Giappone, si è potuto dimostrare come l’Amla, grazie al contenuto di SOD (superossido dismutase) diviene un potente antiossidante, una sorta di spazzino dei radicali liberi. E’ quindi anche particolarmente attivo nell’evitare l’insorgenza di effetti negativi causati da metalli pesanti, compreso il Nichel.
La pianta è anche ottima per gli anemici perché aumenta notevolmente il numero di globuli rossi ed emoglobina e riduce l’eventuale ostruzione della arterie.
A livello cosmetico l’Amla, cotta insieme all’olio di cocco, riduce la formazione di capelli grigi.
Haritaki, invece, è considerata la pianta sacra del dio Shiva. Come detto in precedenza, possiede spiccata azione lassativa a base di antrachinoni, ma è in grado di pulire in profondità anche gli altri organi deputati allo smaltimento delle tossine. Se da un lato l’Amla riduce il colesterolo, dall’altra Haritaki completa il lavoro stabilizzando la pressione sanguigna.
Infine, abbiamo a disposizione Bibhitaki per gli individui di costituzione Kapha dove agisce in particolare in caso di mucosità abbondante, idropisia, iperlipemia.
Evita la formazione di tutti i tipi di calcoli, migliora vista, voce e capelli e aiuta a prevenire l’accumulo di grasso sia a livello epatico che di cuore. Virtù che, associate a Amla e Haritaki, rendono la miscela una potente rimedio contro le malattie cardiovascolari.
Ottima anche nella prevenzione delle allergie e asma.
La tradizione, quindi, ci indica i tre frutti come un eccezionale rimedio per mantenersi in salute e promuovere la longevità – ovviamente insieme a uno stile di vita sano.